La piccola comunità di Occam, stretta attorno al “tesoro” di William e di suo figlio, diventa un coro di voci confuse e dolorose come i ricordi. Una grande alluvione gonfia la laguna fin sopra le case, e la vita è qualcosa da vedere solo in superficie, tra rami d’alberi e cani portati via dalla corrente. Una resa dei conti, quindici anni dopo, una sera a Bologna. Una cugina che ha sempre puntato troppo alto, ed è l’emblema struggente del fallimento; una nonna che sognava di fare l’attrice senza riuscirci e un’altra che, senza sognarlo, si ritrova involontaria comparsa nella Classe morta di Kantor; un uomo che, tra sé e l’innocenza, ha una sola colpa: uccidere un gatto. Due fratelli, opposti e imprendibili, affidano a un lucernario la loro giovinezza e a uno scrittore (Gianni Celati) la memoria d’esser stati, forse, davvero felici. Giocando con i generi e gli stili, Giorgio Ghiotti torna ai racconti con un libro lirico e detonante, dedicato alle cattività che hanno messo radici in noi.
Giorgio Ghiotti (Roma, 1994) è scrittore e poeta. Tra i suoi ultimi libri: Gli occhi vuoti dei santi (Hacca, 2019, finalista ai premi Flaiano e Mastercard), La via semplice (Ensemble, 2020, premio Paolo Prestigiacomo), Atti di un mancato addio (Hacca, 2021), Biglietti prima di andare (Ensemble, 2022). Scrive sulle pagine culturali de «il manifesto».
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