Un tormentato scambio epistolare tra uno scultore e una poetessa, una Vigilia di Natale inaspettata, una storia d’amore che comincia dalla fine, un potere miracolo che si trasforma in una condanna, lo spiazzante incontro con un famoso serial killer, il destino di una coppia sposata in mano a una formica, una lezione sul fare attenzione a ciò che si desidera e infine un ritratto dell’uomo Giosuè dietro al poeta Carducci, senza dimenticare il Giosuè Cavallo e la Regina Margherita. Sono questi gli otto racconti di Gioia!, un testo ricco di colpi di scena che incalza continuamente i lettori e le lettrici esortandoli a non fermarsi alle apparenze. Con lo stile diretto ed esuberante che la contraddistingue, Vivanti fa emergere tutta la complessità e le sfumature dei rapporti umani, e ce le restituisce nella loro versione più sincera.
Annie Vivanti: (Londra 1866 – Torino 1942), scrittrice poliglotta e cosmopolita, protagonista della vita intellettuale d’Italia, Inghilterra, Svizzera e Stati Uniti, fu autrice di romanzi, racconti, poesie e testi per musica. Tra le grandi voci femminili della letteratura italiana d’inizio Novecento insieme a Grazia Deledda, Ada Negri e Matilde Serao, Vivanti esordì nel mondo letterario con la raccolta poetica Lirica, pubblicata da Treves con prefazione di Giosuè Carducci, che le valse un importante riconoscimento da parte del pubblico e della critica. Tra le sue opere di maggior successo ricordiamo I divoratori, Naja Tripudians, Terra di Cleopatra, Mea culpa, Il viaggio incantato. Con Gioia!, a cento anni dalla prima edizione, Fve editori inaugura il recupero in catalogo dell’opera di Annie Vivanti.
“Com’è possibile che tutto questo consapevole brio, tutta questa modernissima leggerezza, questo senso quasi di superiorità di genere, quest’ironia pungente, appartengano ad una scrittrice vissuta nei primi decenni del secolo scorso, una ragazza del 1886?”
Annie Vivanti: una scrittrice cosmopolita
Annie (Anna Emilia) Vivanti ebbe una vita piuttosto movimentata che le consentì di entrare in contatto con diverse culture, le quali influenzarono grandemente la sua opera letteraria. Nacque nel quartiere londinese di Norwood nel 1866: il padre Anselmo Vivanti, mantovano seguace degli ideali mazzinani, fu infatti costretto a rifugiarsi per ragioni politiche in Inghilterra, dove conobbe la scrittrice tedesca Anna Lindau. La Vivanti visse dunque tra l’Inghilterra, dove si sposò nel 1892 con un attivista irlandese, l’Italia, dove nacque sua figlia l’anno successivo, la Svizzera e gli Stati Uniti: le sue opere furono tradotte in tutta Europa.
Il rapporto con Giosuè Carducci
Nell’ottavo e ultimo racconto contenuto in Gioia!, “L’Apollinea Fiera” (Ricordi di Carducci), la Vivanti offre uno scorcio del suo rapporto con il celebre poeta, ambientando parte del racconto nelle montagne valdostane che entrambi amavano. I primi contatti tra i due risalgono al 1890, quando la Vivanti riuscì ad ottenere dal poeta una prefazione per la sua prima opera letteraria, la raccolta poetica Lirica. La scrittrice e l’Orco – soprannome dato a Carducci dalla stessa Vivanti – ebbero una relazione amorosa molto lunga e intensa, nonostante gli oltre trent’anni che li separavano e nonostante fossero legati sentimentalmente ad altre persone (erano entrambi sposati): la scrittrice subì addirittura un processo per i numerosi scandali amorosi che la vedevano coinvolta. Sulla tomba di Annie Vivanti, presso il Cimitero monumentale di Torino, sono incisi alcuni versi che Carducci scrisse per lei: “Batto alla chiusa imposta con un ramicello di fiori /Glauchi ed azzurri come i tuoi occhi, o Annie”.
Vivien Chartes: un’enfant prodige dal destino tragico
Nel 1892 Annie Vivanti sposò in Inghilterra l’irlandese John Chartres: l’anno successivo, dall’unione tra i due nacque Vivien Chartres. Fin dalla giovane età Vivien si distinse come violinista di grande talento a livello internazionale, esibendosi su alcuni dei più prestigiosi palchi europei come Queen’s Hall. La Vivanti descrisse il suo rapporto nel romanzo del 1910 The Devourers, pubblicato in Italia l’anno seguente con il titolo I divoratori e dedicato proprio alla figlia: qui, la Vivanti si interrogava sul motivo per cui i figli talentuosi finiscano continuamente per “divorare” metaforicamente le proprie madri e viceversa, generando una spirale di infelicità. Il romanzo si è rivelato tristemente profetico, dal momento che nel 1941 Vivien si suicidò insieme al proprio marito: la Vivanti sarebbe morta l’anno successivo.
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