“Tonio è lì, dentro la consapevolezza che lei è esistita lungo il tempo e nel tempo si è formata, lui è lì ad assorbire queste ondate di allegria, queste ondate di presenza colossale, dentro qualcosa che somiglia al desiderio, che somiglia a una tristezza sconsolata, che somiglia senza scampo all’amore.”
Una scuola immersa nel verde, tra alberi di ciliegio e panchine assiepate di studenti. Sulle scale, una mattina di ottobre, Tonio vede per la prima volta Maria, bella e incurante come una sorpresa, desiderabile e pericolosa come un’abitudine. Un solo anno scolastico per trasformare gli incontri nei corridoi, le sigarette fumate insieme, in una storia d’amore. Maria potrebbe innamorarsi, ma le manca la voglia e il coraggio; Tonio ha la voglia ma non il sentimento, perché i robot come lui, mandati dal governo nelle scuole a insegnare poesia arte e musica, non hanno un cuore umano. Nell’arco di un semestre, mentre l’estate si avvicina, Tonio impara (e noi con lui) che tutte le storie nascono con un senso di sproporzione iniziale, e compito dell’amore è colmarla. Amato racconta, con tono poetico e detonante, perché il desiderio può piegare la realtà ma non può evitare i finali, eroici o ridicoli, che la vita riserva. Però, come riesce alla letteratura, può accomodarli e dare loro un senso.
Giovanna Amato (Salerno, 1986) vive da molti anni a Roma, dove insegna materie umanistiche. Tra i suoi libri, la raccolta di racconti La Signora dei pavoni (Empirìa, 2016), il romanzo sul precariato nella scuola Terzafascia (Fusibilia, 2017), la silloge poetica L’inizio della scrittura (Fusibilia, 2018) e il romanzo Viviana del lago (Robin, 2019).
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